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Giovedì 28.10.2021
Etichette! Storia e design nel mondo del vino
Dal 30 ottobre al 9 gennaio le etichette del WiLa esposte a Torino, a Palazzo Barolo. - PROROGATA FINO AL 20 FEBBRAIO

Torino protagonista del nuovo appuntamento targato “Barolo Città Italiana del Vino 2021”, il riconoscimento assegnato dall’Associazione Nazionale Città del Vino, che il Comune di Barolo, insieme con il WiMu e la Barolo & Castles Foundation, stanno traducendo in attività culturali e didattiche, degustazioni, convegni e mostre su tutto il territorio delle Langhe e del Roero. 

Per la prima volta dall’avvio del calendario di eventi, Barolo Città italiana fa tappa così nel capoluogo del Piemonte. Il 30 ottobre apre i battenti a Palazzo Barolo una grande mostra di etichette che fanno parte dell’immensa collezione che il professor Cesare Baroni Urbani ha donato al Comune di Barolo nel 2012. I suoi 285.000 pezzi rappresentano oltre cento Paesi del mondo e datano dalla fine del Settecento ai giorni nostri. La Barolo & Castles Foundation, che gestisce il WiMu e la collezione, ha già promosso in questi anni alcune esposizioni temporanee, al di fuori della sede permanente di Barolo. Ma questa mostra, realizzata insieme con Opera Barolo e Ares, sarà la più grande mai proposta in esterno, per numero di pezzi esposti, e una delle più innovative, per l’originalità dell’allestimento. 

L’ESPOSIZIONE
Quattro le sezioni tematiche proposte a Palazzo Barolo. Una sala sarà dedicata al viaggio nella storia e nei luoghi del Barolo, il “re dei vini, vino dei re”, che con Palazzo Barolo ha un legame non solo di stampo onomastico. Proprio nelle antiche e nobili cantine che ospitano la mostra si affinava il vino Barolo, prodotto nelle Langhe e diventato famoso grazie alla lungimiranza e alla modernità degli ultimi marchesi di Barolo, Carlo Tancredi Falletti e Juliette Colbert (la celebre Giulia di Barolo). Nella sala principale, alle pareti, si presenta un ideale giro del mondo in etichetta, con pezzi rari o antichi provenienti da una quarantina di paesi, in alcuni dei quali è oggi vietata la produzione di vino e altre bevande alcoliche. Ci saranno quindi preziose “serie” di etichette ed esemplari unici di vini fuori produzione, perché legati a contesti geopolitici profondamente mutati. Nella suggestiva sala della ghiacciaia, per la prima volta aperta a un’esposizione artistica, è stata infine ricostruita una vermuteria dall’atmosfera ottocentesca, per omaggiare, attraverso le etichette dei pionieri, il liquore simbolo di Torino. 

«La mostra “Storia e Design nel mondo del vino” a Palazzo Barolo in occasione di Barolo città italiana del vino ha un duplice significato – dice il sindaco di Barolo, Renata Bianco –. Con questa esposizione, da una parte si intende continuare nella missione di valorizzazione del Fondo Cesare e Maria Baroni Urbani da cui le etichette provengono, dall’altra sancire la partnership con Opera Barolo, già ente sostenitore della candidatura di Barolo». 

«Oltre alla sinergia con tutto il territorio di Langhe e Roero, la volontà di Barolo Città italiana del vino era proprio quella di uscire dai confini locali – aggiunge il presidente della Barolo & Castles Foundation, Claudio Bogetti –. Rendere più fruibile il prezioso patrimonio delle etichette custodite al WiLa, per metterlo a disposizione di un ampio pubblico come quello di Palazzo Barolo a Torino, rientra nella missione del riconoscimento assegnato al Comune di Barolo dall’Associazione nazionale Città del Vino perché significa omaggiare la cultura e le tradizioni del mondo del vino nella storia e ad ogni latitudine». 

I sostenitori
Sostengono le iniziative di Barolo Città Italiana del Vino 2021: Banca d’Alba, Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani, Raspini Salumi. 

Hanno contribuito alla realizzazione della mostra a Palazzo Barolo:

MCC Label 

Un progetto di: Opera Barolo, WiMu Barolo, Ares srl 

Curatela: Tiziano Gaia e Edoardo Accattino 

Sede: Palazzo Barolo - Via Corte d’Appello 20/c, Torino 

Periodo: 30 ottobre 2021 – 9 gennaio 2022

 Contatti: palazzobarolo@arestorino.it - 011 2636111 

Orari di apertura:
dal martedì al venerdì: 14.30-18.00, sabato e domenica: 14.30-19.00

Biglietti: Unico: €5, gratuito per i possessori dell’Abbonamento Torino Musei  

Notizie sulla collezione:  

UNA COLLEZIONE DA 285.000 PEZZI 

Le etichette in mostra provengono dal Fondo Cesare e Maria Baroni Urbani, una delle più ampie collezioni di etichette da vino d’uva al mondo. I suoi 285.000 pezzi, singoli e autentici, datano dalla fine del Settecento ai giorni nostri e arrivano da oltre cento Paesi. Il professor Cesare Baroni Urbani, entomologo di fama e docente ora in pensione presso l’Università di Basilea, con una forte passione per il collezionismo, l’ha assemblata in vent’anni di paziente lavoro, fra ricerche e acquisizioni, con l’aiuto della moglie, Maria De Andrade. Le etichette sono state ottenute per lo più direttamente dai produttori. In altri casi, il professore si è visto costretto ad acquistare le bottiglie per spogliarle del loro abito, impresa che può risultare difficile, poiché l’etichetta spesso rappresenta l’unica garanzia del contenuto della bottiglia e, per i vini più noti e costosi, è protetta da potenti colle per impedirne la rimozione. Numerosi esemplari, infine, sono stati ottenuti tramite “scambi” con altri collezionisti, oppure acquistati alle aste.

Le etichette della collezione presentano un importante valore documentario. Offrono informazioni di grande interesse storico o geografico su vini di cui, a volte, non restano più tracce. Molto raccontano dei caratteri del luogo, del tempo e del contesto culturale in cui sono state realizzate. Le dimensioni, la carta di cui sono composte, il tipo di stampa, gli elementi decorativi e gli stili che ne definiscono l’estetica riverberano – prima e indipendentemente dal vino che promuovono – le condizioni economiche, tecnologiche, sociali del mondo in cui quel vino è stato prodotto. Nell’ottobre 2012, la collezione è stata donata al Comune di Barolo ed è entrata a far parte del patrimonio del WiMu-Wine Museum Castello di Barolo, che da quasi dieci anni continua ad accrescerla e a valorizzarla, consentendone la fruizione da parte del pubblico. 

Materiale extra di approfondimento 

BREVE STORIA DELLE ETICHETTE DA VINO
La più antica forma di “etichetta”, ovvero di informazioni relative al vino risale agli antichi egizi. Nella tomba di Tutankhamon, Howard Carter rinvenne 36 anfore da vino. Su 33 di esse è indicato il nome del capo cantiniere; due recano la dicitura “vino molto buono”; alcune portano il sigillo delle tenute del faraone. I dati impressi nell’argilla di altre anfore riguardano l’anno di produzione del vino contenuto, il vigneto di provenienza, il nome del proprietario e del capo cantiniere. I greci, veri iniziatori della civiltà della vite e del vino, ci hanno lasciato preziose testimonianze sulle anfore dei vini di Chios: una sfinge e un grappolo d’uva sono il primo “contrassegno” giunto fino a noi. I romani introducono novità di rilievo. Sulle anfore di epoca repubblicana, “l’annata” è sostituita dal nome del console in carica in quel determinato periodo, ma, soprattutto, compare il nome del vino che contengono, quasi sempre associato al territorio di provenienza. Nel Medioevo, il vino è servito travasato in caraffe di terracotta o ceramica, ed è del tutto anonimo per l’avventore. La bottiglia in vetro soffiato, fragile e costosa, diventa uno status symbol nel Cinquecento dell’età moderna, ma la maggior parte di esse è ancora in peltro, ceramica vetrificata, persino legno. L’invenzione della bottiglia di vetro, all’incirca come la conosciamo oggi, si deve all’inglese sir Kenelm Digby, che, nella prima metà del Seicento, sfrutta al massimo le nuove possibilità offerte dai forni a carbone, per dare vita a contenitori dalla forma a bolla e dal collo allungato, finalmente “stabili” e di colore verde o bruno. Nel Settecento, la bottiglia si snellisce e il tappo in sughero diventa la norma. E intorno al 1730, compaiono i bottle tickets, placche in metallo o pergamena recanti il nome del vino, la data di imbottigliamento e la provenienza: per la prima volta, l’informazione sul vino approda in tavola. 

L’etichetta su carta soppianta i tickets per la sua semplicità ed economicità. Sono i produttori di Champagne, nell’Ottocento, i primi a sentirne l’esigenza, seguiti dai produttori di Porto. Bottiglia ed etichetta, a livello concettuale, si separano per sempre: d’ora in avanti, le singole aziende realizzeranno specifiche etichette da applicare sulle bottiglie. Nasce la personalizzazione dell’informazione enologica. Il metodo tipografico è quello della litografia, inventata alla fine del Settecento. In principio si utilizzano modelli ingentiliti da decori generici, con un pre-stampato “18_ _” da completare a mano, con il nome del produttore. La stampa policroma e, dal 1837, la cromolitografia assecondano la crescente creatività delle aziende. In Italia, i primi modelli sono molto semplici, con fregi lineari e piccole dimensioni, adatte a bottiglie non prive di irregolarità. Nel corso del secolo, le cose cambiano: sull’esempio di Bordeaux e della Borgogna, si affermano i motivi dorati e il “medagliere”, per segnalare le onorificenze e i premi ricevuti in occasione di concorsi ed esposizioni internazionali. L’abuso, e in certi casi l’uso scorretto, di tali segnalazioni porteranno al successivo divieto. Ma ormai la fantasia ha preso il sopravvento, e l’etichetta diventa a tutti gli effetti la “seconda pelle” del vino, o una sorta di “lavagnetta” su cui esprimere opinioni, idee, punti di vista, sul vino e non solo.

 

 

Calendario

Informazioni

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